SI SPOSANO NEL SIGNORE PER DIVENTARE "UNO"
LE NOZZE DI CANA
(Gv 2,1-12)
Facciamo alcune sottolineature per comprendere come anche questa narrazione del Vangelo di Giovanni sia attuale, anzi quanto serva a farci comprendere la ricchezza della nostra vocazione e la amenità della strada che ci accingiamo a percorrere.
Tre giorni dopo: come il racconto della Creazione si conclude al sesto/settimo giorno con la creazione della "coppia", così -al termine della prima settimana della vita pubblica di Gesù - la nuova creazione -si conclude con una festa nuziale.
Ci fu uno sposalizio: tutta la Bibbia è una sinfonia nuziale perché essa è la manifestazione dell'amore di Dio: è così che da Adamo ed Eva del Libro della Genesi si giunge alle nozze dell' Agnello cantate a conclusione dell' Apocalisse di S. Giovanni (Ap19,7).
Non si conoscono i nomi degli sposi, ma il loro volto è quello degli sposi di tutti i tempi: è il nostro volto, nella loro storia si snoda la nostra storia; quegli sposi sono anonimi ma proprio per questo ci fanno più tenerezza perché in essi palpita la storia di ciascuno di noi.
Ci sono invitati speciali a quel matrimonio: Gesù, Maria, i discepoli.
Gesù: il matrimonio diventa luogo di incontro con Gesù. Il nostro matrimonio è festa dell'amore e luogo di incontro con Gesù, che ama fino alla fine.
Il matrimonio è relativo a Gesù: è da Lui che viene illuminato e prende significato pieno. La verità ultima del matrimonio è Cristo sposo che accende negli sposi il mistero ultimo del suo Amore per la Chiesa, sua sposa. Gesù prende per mano gli sposi e li introduce al mistero grande dell'amore nuziale.
Nello slancio con cui ti dico ogni giorno: Prendo te come mia/o sposa/o e prometto di esserti fedele e di onorarti ...palpita la promessa di Cristo sposo che ha amato la Chiesa e ha dato tutto sé stesso per lei.
Accettando l'invito alle nozze Gesù intende dimostrare quanto la verità della famiglia sia inscritta nella rivelazione di Dio e nella storia della salvezza.
A Cana Gesù è come l'araldo della verità divina sul matrimonio.. .annunzia questa verità con la sua presenza e con il compimento del suo primo segno (manifestazione della sua gloria).
Gesù si manifesta nell'ambito della famiglia.
L'amore nuziale è così evento umano ricco di risonanze divine.
Quegli sposi di Cana siamo noi. Cristo è felice di essere con noi e di celebrare con noi ogni giorno il nostro amore nuziale. Egli ci dice: "Stiamo bene insieme, voi sposi, io sposo. Abbiamo tanto da dire al mondo di oggi, che è un mondo arido. Possiamo riscaldarlo insieme con il nostro amore sponsale. La mia è la voce del Dio sposo. Attraverso i vostri gesti, le vostre tenerezze, la durezza delle vostre conflittuali~ parlo sempre di Amore. Ascoltate il vostro amore di sposi e riconoscete il mio amore! Annunciamo insieme la lieta notizia del bell'amore.".
Maria: è una invitata? Una parente? Un'amica degli sposi? Ella guarda con simpatia ogni matrimonio perché è la madre del bell'amore e di ogni chiesa domestica.
Viene a mancare il vino-amore. C'è amore, ma c'è carenza di qualità: si respira attesa di salvezza, nostalgia di un salto di qualità. Ogni matrimonio è ricco di risorse, ma segnato da fragilità. È implorazione a Cristo sposo, che rigenera la qualità dell'amore. È evento umano che può diventare mistero di salvezza.
"Non hanno vino" (la lunghezza della festa, ma anche l'imprevidenza, la disattenzione che può trasformare una festa in tristezza): Maria si accorge della mancanza di vino dimostrando sensibilità ed attenzione anche più del maestro di tavola. Ella mostra l'insostenibilità della situazione e dà voce al bisogno di amore, anzi di qualità di amore. Nelle sue parole palpita tutta la stupenda fragilità del nostro amore sponsale che anela a Cristo, sposo con noi, Salvatore del nostro amore.
La nostra speranza, anzi la nostra certezza è che questo sia anche oggi l'atteggiamento di Maria nei confronti delle necessità di questa terra (Ella continua a dire a Gesù "gli uomini non hanno più vino).

"Cbe cosa bo da fare con te, o donna?" È il segno della grande confidenza che Gesù ha con la madre: l'uomo è tanto più burbero quanto maggiore confidenza ha con la donna. Nello stesso tempo Gesù afferma la sua libertà -ora che ha iniziato la missione per cui si è fatto uomo - sono cessati gli obblighi familiari abituali tra lui e la mamma.
Maria non chiede niente ma fa solo presente al figlio l'inconveniente. Proprio questo dimostra la piena fiducia nella volontà del Figlio, nelle cui mani si mette completamente.
Maria non si offende e ~ ai servi: Fate quello cbe vi dirà.
Se vogliamo dare qualità al nostro amore sponsale, dobbiamo affidarci a Cristo sposo, lasciarci rigenerare il cuore, seguirlo, accettandone la proposta senza riserve. Le parole di Maria sono la voce di un cuore cbe vuole rinnovare l'alleanza; così noi, se vogliamo il matrimonio cristiano dobbiamo dire: "ciò cbe Dio dice al nostro cuore di sposi, noi lo faremo. È bello amarci!" Accogliere nella nostra vita la proposta di Gesù" Amatevi come io - sposo con voi - vi amo" e ripeterci ogni giorno, ancbe nell'intimità più profonda, queste parole è santità coniugale, è frescbezza d'amore sponsale in cui palpita il mistero grande.

"Vi erano là sei giare" La pietra ci ricorda la promessa di Dio: "Vi darò un cuore nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez 36,26).
Il cuore di pietra è il cuore vuoto di amore. Ma Cristo sposo dà un cuore nuovo per amare, un "cuore di carne".
Le giare sono sei, è la cifra dell'incompletezza e dice che senza Gesù non si raggiunge la piena qualità dell'amore. Se vogliamo amarci in pienezza e nella verità dobbiamo rimanere nell'amore di Gesù, poiché "chi rimane nel suo amore porta molto frutto" (Gv 15,3.5)

"Riempite d'acqua le giare ...Attingete e portatene al maestro di tavola", che assaggia: è vino buono!
L'acqua simboleggia l'amore coniugale nella sua bellezza fragile. Ci fa pensare alle risorse del nostro cuore di sposi ferito dal peccato. Il vino, attinto per ordine di Gesù, simboleggia l'amore cbe Cristo sposo riversa nei nostri cuori, facendo della nostra reciproca appartenenza sponsale "la rappresentazione reale del suo rapporto con la Chiesa". Nella concretezza del nostro amore sponsale si accende il mistero grande. Donandoci amore, ripresentiamo Cristo sposo che "ama sino alla fine".
I servi obbediscono senza dir niente: il lavoro rimane lo stesso ma obbedire a Gesù, obbedire a Dio dà un contenuto completamente diverso. Lavorare per un padrone è una cosa, fare lo stesso lavoro per la gloria di Dio cambia completamente il risultato.
"Tutti servono da principio il vino buono..." Con Gesù si capovolge l'ordine delle cose rispetto al mondo. Il maestro in tavola non capisce il segno perché guarda l'amore coniugale con occhi solo umani (è l'atteggiamento razionalistico).
Gesù è venuto perché l'acqua non ci basta e la trasforma in vino segno della gioia, della festa. Tutto è nel segno dell'abbondanza: da 500 a 700 l di vino. Quando fa le cose, Gesù le fa in grande: il Signore mette a disposizione un'abbondanza di doni per cui spesso ne abusiamo: la stessa abbondanza la troviamo nella sessualità, di cui, però, spesso abusiamo "ubriacandoci".
"Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli" non nel senso di cosa mirabile ma di segno, manifestazione.
La festa nuziale dunque è il luogo del miracolo. II miracolo consiste nel dono di una qualità nuova all'amore sponsale. II cuore degli sposi è rigenerato. Cristo sposo esprime il suo amore nelle parole e nei gesti degli sposi. II segno rivela il volto di Cristo ed induce la comunità ad aderire a Lui. "I suoi discepoli credettero in lui".
Ascoltando con cuore semplice la gioia di quella festa potremo far memoria del miracolo che quotidianamente accade nell'amore sponsale. Si tratta di sostare alle soglie del mistero. Gesù comincia a rivelarsi dalla celebrazione di un matrimonio.
È il suo metodo di evangelizzazione. Vorremmo forse continuare ad ignorare il mistero come fece il maestro di tavola? Potremmo rischiare di non capire mai il Vangelo dell'amore che Cristo sposo ci annuncia.
Cristo sposo ci vuole incontrare nella nostra Cana e vivere con noi. Ci offre amore e ci sostiene. Rimane con noi perché "come egli stesso ha amato la Chiesa" e si è dato per lei, così anche noi possiamo amarci l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione.