5 novembre 2001

LUI E LEI, COMUNICAZIONE E RECIPROCITA'
Il matrimonio nell'attuale contesto socio-culturale

(testo trascritto da registrazione e non rivisto dai relatori)

Coniugi Danese Attilio e Giulia Paola

Salutiamo tutti, siamo lieti di vedere una sala così piena.
Il titolo che potete leggere nel programma è appunto "Lui e lei, comunicazione e reciprocità" con un sottotitolo "Il matrimonio nell'attuale contesto socio-culturale". Non faremo una lezione sul contesto socio-culturale nel suo insieme, del tipo della sociologia classica. Abbiamo preferito fissare alcuni temi di questo cambiamento, anche perchè vi annoieremmo con cifre e ci scoraggeremmo anche un poco. Puntiamo sul positivo!
Di questo cambiamento, di questo contesto nel quale noi viviamo, abbiamo scelto in particolare due temi: la differenza e la comunicazione.
La differenza tra lui e lei.
Ci sembra che il mondo contemporaneo sia caratterizzato dall'emergere della soggettualità femminile e dal cambiamento consecutivo delle relazioni interne alla coppia e alla famiglia. Senza questo forse la famiglia sarebbe quella che era un tempo, quando c'erano dei ruoli ben definiti, c'erano delle regole precise da seguire, c'era una gerarchia interna ben strutturata (patriarca, la moglie, i figli, i figli dei figli, ecc.). Questo, in un certo senso, garantiva dal pluralismo, dallo scontro, rendeva compatto il nucleo familiare ma anche lo rendeva impenetrabile e qualche volta favoriva delle esplosioni impreviste o cullava un'idea di matrimonio che non corrispondeva ad una vitalità interiore (si stabilivano dei ruoli, una routine che non corrispondeva ad una intensità nelle relazioni interpersonali).
Il mondo è cambiato, la vita si è complessificata, le famiglie hanno cominciato a dividersi - non ci sono più le famiglie patriarcali - e l'emergere del soggetto femminile, con la sua carica esplosiva - prima nella rivendicazione dell'uguaglianza e poi nella riscoperta della differenza - ha portato qualche problema nell'identità di ciascun "maschile" e "femminile". E questo soprattutto per il "maschile", perchè le donne hanno avuto più tempo per riflettere, per ripensare, fare convegni - c'è stata tutta una pubblicistica che ha favorito ciò. Per gli uomini si è fatto poco. Nel 1998 facemmo un convegno nazionale a Bari e lì abbiamo parlato del "maschile" a due voci per rileggerne insieme la reciprocità e i cambiamenti. Ci sembrava importante riguardare la fragilità anche dei nostri ragazzi che hanno quasi paura di affrontare il matrimonio, che lo allontanano e non sempre per motivi contingenti legati alla mancanza di lavoro, casa, denaro. Qualche volta si ha paura di affrontare una responsabilità, un nuovo modo di porsi tra uomo e donna che non corrisponde più al modello patriarcale.
Vorremo ora provare a darvi delle nostre indicazioni - che nascono da un lungo lavoro - su quelli che ci sembrano i tratti del "maschile" e del "femminile" riletti oggi, mettendo da parte luoghi comuni che abbiamo ereditato e ripetuto (esempio: le donne sono più intuitive, gli uomini sono più razionali, ecc.). Proviamo a ricostruire il senso di una differenza partendo dalla convinzione che questa differenza è ricchezza, dono della natura, dono di Dio. Faremo tutto ciò saltando di pari passo le problematiche relative alla storia dell'emergere di questa situazione.
Riflettiamo insieme su queste categorie per poi fare un altro percorso: portare al dialogo le differenze, perchè non possono rimanere abissali. La prospettiva è il dialogo delle differenze, l'incontro, la reciprocità. Per un momento, però, andiamo a scavare in profondità su che cosa caratterizza l'identità maschile e femminile. Diremo il positivo e anche la corruzione del positivo.
Primo tratto che esaminiamo per il femminile è la relazionalità, il fatto cioè che una persona è tale in relazione ad un altro e non può auto-definirsi, non potrebbe pensarsi senza questa sua relazione con qualcuno. E questo è un tratto specifico della femminilità e della maternità, anche se, in senso umano, è universale, dell'uomo e della donna, in quanto attiene alla persona . È anche vero che, nel caso delle donne, si vede più chiaramente che il rapporto, ad esempio con il figlio, fa sì che il bambino possa dire di se stesso in relazione alla madre, per poi rivedersi, rileggersi, intuirsi come persona a se. Questo tratto è molto positivo e spinge a relazionarsi con gli altri e anche a donarsi agli altri; la sua corruzione consiste nella tendenza ad impossessarsi dell'altro, a catturarlo nel proprio amplesso, a chiuderlo in se.
Il maschile ha come pendant di questa caratteristica, una maggiore tendenza ad affermare se stesso: nell'aspetto positivo diventa capacità di autostima. Questo non lo possiamo certo attribuire soltanto all'uomo perchè sui percorsi dell'autostima viaggiano tutte le nuove teorie pedagogiche; abbiamo tutti bisogno di autostima per poter stimare anche gli altri. Però l'uomo, in questo tratto della relazionalità femminile, scorge una possibilità di trovare tutte le potenzialità da mettere in gioco. Anche questo tratto si corrompe: se spingiamo all'eccesso la stima per se stessi entriamo nell'alterigia, nel narcisismo, nell'egoismo e corrompiamo la stessa relazionalità perchè tendiamo ad entrare in competizione con l'altro piuttosto che nel dialogo.
Un secondo tratto femminile è una più accentuata coscienza del limite. Il vissuto di una donna è più a contatto con il limite, a cominciare dal proprio corpo, dalla propria fragilità, dal proprio essere esposti ad una maggiore forza della natura - sintonia e dipendenza dalla natura . Questo genera una consapevolezza maggiore di non essere in grado di padroneggiare se stessi. Questa consapevolezza è anche coscienza dell'infrangersi di tutti i sistemi difronte alla realtà della morte e quindi della sostanziale realtà di dipendenza della condizione umana.
La corruzione di questo tratto sta nella tendenza a delegare - per esempio le proprie responsabilità, accentuando i propri limiti, coscienza negativa di se - oppure a rinchiudersi nel proprio piccolo mondo rinunciando ad affrontare la realtà.
L'uomo difronte al limite reagisce con spirito di lotta, tende a lottare contro i limiti nella fiducia di potercela fare, e ciò può fare da buon pendant per questa coscienza del limite. L'uomo si ostina, si oppone a tutto ciò che sembra andargli contro, è portato di più a fare la guerra . La lotta in se non ha un carattere negativo, se resta come spinta a sconfiggere tutto ciò che è male e ha conquistare nuove frontiere per la vita. Quando però questo impegno e questa lotta si corrompe, allora diventa gioco legato a se stesso, diventa un puro spirito di oppressione dell'altro. E questo va a nuocere anche alla relazione uomo-donna.
Ancora al femminile: la cura della vita. Penso che questo tratto si comprenda abbastanza intuitivamente. È legato alla maternità, all'allattamento, a partire dal dato fisico-biologico, ma è anche tendenza generale a prendersi cura dell'altro in genere . La sua corruzione sta nell'ossessione dell'altro, nella tendenza ad annegare nell'altro dimenticando anche la propria vocazione ; una prodigalità non sapiente.
Se andiamo al tratto maschile, questo attaccamento alla vita si trasforma in dinamismo vitale; tutto ciò che attiene alla creatività, alla scoperta, alla meraviglia difronte al nuovo viene più accentuato e naturale nel maschile. Anche i filosofi lo hanno sottolineato: Heidegger scriveva, partendo dall'Antigone di Sofocle, "molte sono le cose prodigiose del mondo, ma l'uomo le supera tutte". In questo voler superare c'è un dinamismo vitale su cui fare attenzione per non trasformarlo in moto perpetuo, mania, gusto dell'avventura ad ogni costo, incapacità a fare attenzione alla vita in se. E questo mal si combina con la cura della vita.
Un altro tratto al femminile: trasgressione e ironia. Trasgressione sembra una parola negativa; noi la intendiamo come una tendenza a distaccarsi dalle regole, principi, strutture, tutte le volte che queste sembrano in contrasto con i principi fondamentali, quando sono in gioco valori fondamentali . Antigone è considerata da Hegel la "eterna ironia della comunità": c'è nel femminile, dice il filosofo, una continua ironia nei confronti della statuizione, della oggettività delle istituzioni. È capacità di stare dentro e stare fuori, di guardarle un poco dall'esterno, di obbedire alle strutture ma di saperle anche aggirare, di non dare ad esse non troppo peso. Tratto tipico del femminile e se volete, come dice Giovanni Paolo II, si trova spesso nelle lettere di san Paolo: siamo nella escatologia, grazie alla capacità di stare nella Chiesa visibile con l'anima rivolta alla Chiesa invisibile. Questo rende comprensibile in sacerdozio regale ed il coronamento della verità con la carità.
Il maschile è più attaccato alle regole, la donna è più capace di andare oltre . L'aspetto positivo di questo attaccamento alle regole ha portato da sempre l'uomo a farsi carico di tutto ciò che è pubblico, ad avere una maggiore attenzione alla statuizione, alla legiferazione, allo stabilire le regole del gioco. Se lo si fa con uno spirito positivo allora l'attenzione alle istituzioni diventa una cura che porta frutto alla società, a partire dalla famiglia. Quando invece il tratto si corrompe allora ci troviamo difronte al burocraticismo, ci troviamo difronte a quegli impiegati che non ti guardano in faccia ma guardano solo al cavillo giuridico, tu sei un numero e null'altro. Andiamo a riprendere il vangelo che dice che l'uomo non è fatto per il sabato, ma il sabato per l'uomo.
L'ultimo tratto del femminile prima di passare alla comunicazione: la testimonianza del volto positivo del dolore. Questo tratto è comprensibile dal punto di vista fisiologico, a partire dal parto, dal fatto che nella femminilità della donna sono più chiari i nessi inscindibili tra dolore e amore: la fecondità del dolore stesso, se volete. Se la sofferenza fisica è in generale, per l'uomo e per la donna, il segno di una decadenza, di una corruzione, un anticipo di morte, nel caso del parto noi abbiamo invece una bellissima fioritura e l'emergere della vita in mezzo alla sofferenza. Questo tratto si osserva a partire dal parto ma simbolicamente si estende a tutta la vita della donna e dell'uomo.
La corruzione sta in un certo vittimismo, in un certo adagiarsi nella rassegnazione.
La parte maschile di questa caratteristica sta nella capacità dell'uomo di lottare contro il dolore e quindi la creatività nel trovare nuove medicine, scoprire nuovi rimedi; la tendenza porta alla ricerca scientifica. Allo stesso tempo si può corrompere nel non dare attenzione al dolore in se ed a quello sociale . Il tratto in se, affrontare il rischio, affrontare il dolore per superarlo, quando non tiene conto del rischio in se e della sua conseguenza sociale porta a dei risultati molto negativi.

Ora uno degli aspetti fondamentali del matrimonio è l'approccio che ciascuno ha con la differenza dell'altro. Ci può essere chi ritiene di conoscere abbastanza bene tale differenza, pensa che l'altro è un uomo o una donna, e allora parte per pregiudizi, stereotipi. Qualcuno applica i parametri che ha recepito ma questo può non aiutare la comprensione reciproca di marito e moglie. Questi, in una prospettiva personalista, devono porsi l'uno difronte all'altro come una novità continua. Sapere che l'altro è una parola nuova, detta precedentemente, e di fronte alla quale bisogna ascoltare e contemplare. Contro l'attenzione alla persona si infrange ogni stereotipo, ogni idea fissa che noi abbiamo ereditato: a questo ha contribuito anche il cristianesimo. Questa attenzione aiuterebbe a evitare alcune crisi nel matrimonio.
L'unità delle caratteristiche passa per questo concetto di persona che tutte le comprende e lascia in dialettica, senza risolverle. Se persona siamo, e lo siamo con coscienza e consapevolezza, sapremo metterci in relazione con l'altra persona, con l'altro che è il mio tu; e se lo faremo con le caratteristiche della società secolarizzata che ci circonda, in cui si guarda all'altro come colui che deve essere superato o eliminato, l'altro diventa l'inferno, come dice Sartre, da cui dobbiamo fuggire. Se noi assumiamo un'antropologia, un concetto di persona, di uomo e donna in reciproco rispetto e stima, troviamo il punto di partenza giusto ed entriamo nel secondo tema: comunicare per arrivare alla comunione tra le persone.

Ecco allora: la comunicazione. I coniugi sono degli esperti, devono diventare, lungo il corso della loro vita, degli esperti di comunicazione. Loro sono dei ricercatori a vita, che imparano a mettersi in rapporto e conoscersi perchè sono in continuo contatto con la differenza. Il dono che Dio ha fatto loro è questa differenza tra l'uomo e la donna, e tra quell'uomo e quella donna. Questo continuo rapporto con l'alterità da modo di crescere di continuo nell'amore. La loro vita umana e sacramentale si gioca attraverso la relazione delle differenze. Ogni tanto i coniugi dovrebbero avere il tempo per approfondire e verificare la loro comunicazione; la società cerca di sottrarci questo tempo ma va preso ad ogni costo per verificare il processo comunicativo, i contrasti dei significati, la distanza semantica .
Devono valutare anche se la comunicazione è unidirezionale, di sola andata, o se c'è anche un ritorno. Tutto questo fa parte di una metacomunicazione, cioè di un esame che la coppia fa per verificare la qualità della comunicazione. Possiamo fare grandi lezioni di teologia del matrimonio e di spiritualità del matrimonio ma se gli sposi non testimoniano e non vivono questa realtà della comunicazione reciproca, siamo ancora lontani dalla caratteristica tipica del matrimonio . I giovani sono affascinati dal matrimonio perchè esso esprime anche la bellezza, non nelle misure della persona, ma la bellezza dell'amore. Se questa bellezza non è visibile - potranno essere due persone bravissime - non esprimono lo specifico della loro vocazione . Siccome lo sposo e la sposa, l'uomo e la donna, Adamo ed Eva, sono ad immagine di Dio e Dio è comunione, è questa specificatamente la loro vocazione.
Vi leggo un brano della lettera ai fidanzati di Mons. Chiaretti:
"...Dio fa del matrimonio cristiano il 'segno' visibile e corporeo della sua alleanza con noi: fa dell'amore umano - spirituale e fisico - tra un uomo e una donna un 'sacramento', e cioè un segno efficace e produttivo di qualcosa di immensamente grande: l'amore di Dio verso i due sposi, i loro figli, tutti noi, e l'amore di Cristo per la sua Chiesa. Il matrimonio, per un cristiano, è il segno vivente dell'amore di Dio manifestato attraverso la relazione tra un uomo e una donna, e della sua alleanza originaria con tutta l'umanità. [...] l'amore commovente di due sposi si fa segno sacramentale che rivela a noi l'amore di Dio per il suo popolo, l'amore di Cristo per la sua sposa che è la Chiesa" .

A questo punto la terza parte, quella conclusiva del nostro intervento.
Allora queste coppie non esistono? Perchè, in realtà, ognuno di noi ha fatto esperienza del conflitto , dell'incomprensione, della difficoltà di vivere insieme. Allora vorremmo mettere in evidenza qualche tratto che ci dice chiaramente come anche il conflitto è una risorsa positiva. Il conflitto si ha quando le differenze, di cui abbiamo parlato prima, non entrano in reciproca comunione, ma sembrano un ostacolo insormontabile. Nella vita dei coniugi penso sia inevitabile: se così non fosse dovremmo temere che qualcosa non va, significherebbe che uno dei due è completamente succube dell'altro, non si realizzerebbe una vera comunione: per realizzare la comunione si passa attraverso il conflitto. Non forse nel modo in cui i nostri mass media tendono a mostrarlo, fatto di violenza e volgarità; talvolta il conflitto passa anche per il silenzio, la non comprensione, la lontananza, l'aridità interiore, esperienze che, chi vive nella esperienza coniugale, avrà fatto. Non c'è bisogno di litigare in maniera spettacolare, ma ognuno sa quando non passa quel rapporto significativo che è fondamentale per fare da caricatore di energia nella nostra vita. Come vivere quei momenti? Intanto mettiamo in evidenza le differenze di genere: solo dopo che l'altro ci si pone difronte come qualcuno che è altro da noi . Quando confliggiamo ci rendiamo conto che l'altro è altro da me, ci vogliamo bene, ci siamo innamorati, ci siamo sposati ma dobbiamo constatare periodicamente che è l'altro è altro da me. Il riconoscimento dell'alterità porta al rispetto. Quando ci sono queste incomprensioni, un primo punto consiste nel mettersi in questo atteggiamento di rispetto verso l'altro. L'altro non è a mia immagine ma è a Sua immagine , non una copia mia, un aiuto per me, non sono io il centro di questo rapporto - noi abbiamo il centro fuori da noi.
Qualche volta il conflitto aiuta anche a ristabilire la giustizia: quante volte noi uomini ci siamo seduti in pantofole e abbiamo abdicato alla cura dei figli, della casa, con la scusa che siamo stanchi. Qualche volta noi donne ricattiamo per una cosa o per un altra. La vita matrimoniale porta, talvolta anche delle tracce di ingiustizia. Nel conflitto quando l'altro ti dice qualcosa di contrario, allora ci si ferma, si parla: quel conflitto può essere per noi una risorsa, che porterà noi a ristabilire la giustizia. E la giustizia fa parte dell'amore, perchè un amore senza giustizia è sentimentalismo.
Qualche altra volta la dissonanza ci spinge a guardare al significato che diamo alle parole, a vedere se quello stesso significato è uguale per tutti. Siamo portati a ristabilire una uguaglianza di contenuti e di linguaggio comprensibile. Ognuno racconta la storia che ha vissuto in modo diverso - a noi fa tanto bene rileggere in due quello che scriviamo, è migliore quando l'altro avrà letto e fatto le sue osservazioni.
Qualche altro aspetto positivo del conflitto come risorsa. Abbiamo segnalato il richiamo alla persona e alla sua solitudine ontologica: si nasce e si muore soli. È vero che una persona che si sposa, proprio perchè ama e si sente amata, tende a pensare che l'altro sempre gli sarà vicino. Si può quindi allontanare questa presa di coscienza e di responsabilità in prima persona; noi siamo in relazione all'altro, siamo per l'altro, ma molte sono le cose di cui dobbiamo prenderci noi come singoli la responsabilità e fare la scelta . Molte coppie che vivessero questa sensazione, dell'attenzione a se stesso con più ponderazione e sapienza, forse eviterebbero dopo anni di dire 'ho lasciato il mio lavoro per lui e lui adesso... ero innamorata e ho fatto tutto quello che mi diceva'. Bisogna prima prendere le misure della propria personalità, della propria vocazione e forse si potrebbe obiettare: '...ecco questo non me lo chiedere, faremmo un matrimonio mal fondato, fondato sulla sabbia, non corrisponderebbe realmente a quello che io sono in grado di fare'.
Altri due aspetti positivi. L'uno riguarda il fatto che la consapevolezza della dissonanza ci mette nella condizione di dire che 'forse ho torto io'. Da qui la scoperta del proprio limite, il mettere in gioco se stessi: questo provoca una maturità maggiore. Un'altra cosa più spirituale: quando c'è dissonanza forse ci può essere una chiamata interiore, 'ti porterò nel deserto e là parlerò al tuo cuore '. Tutto questo vale se c'è un minimo rispetto delle regole. Se ci lasciamo andare allora tutto il positivo se ne va. Bisogna il più possibile regolare il conflitto, mantenerlo dentro regole di convivenza giuste, il meno possibile offensive. Dirsi già da fidanzati di non alzare la voce, le mani, non offendere i punti deboli dell'altro (noi sposi possiamo farci del bene ma siamo capaci anche di farci tanto del male perchè conosciamo l'altro in tutta la sua fragilità). Aiutiamo i nostri fidanzati a stabilire queste regole quando sono ancora in un atteggiamento molto bello, in cui è più facile avere attenzione alle regole. Aiutiamoli ad evitare valutazioni generali pessimistiche su loro stessi, sul loro rapporto; aiutiamoli a non chiamare sempre in causa le rispettive famiglie, a non prendere alla lettera singole frasi pronunciate quando si è in un momento di ira, frasi che vengono continuamente ripetute, raccontate e poi ingigantite. A volte infatti si dicono cose che non si pensano. Ancora. Avere un atteggiamento un poco ironico, disinteressato: questo non giova. Ma piuttosto un atteggiamento di ascolto: come il chirurgo bisogna limitare l'ambito del conflitto. È importante, nella riconciliazione tra gli sposi usare bene l'intelligenza: capire l'altro, il perchè, l'origine di un suo comportamento. Non basta dire 'facciamo pace', si tratta di adulti, con una storia. Importante ricordarsi quello che dice la Scrittura, 'non tramonti il sole sopra la vostra ira': c'è bisogno di tempo, di silenzio. Tutto questo non impedisce di confermare all'altro che ci siamo, nelle buona e nella cattiva sorte.
Chieder aiuto ma con molta sapienza: non tutti possono aiutare, le questioni tra coniugi sono molto delicate. Dio si è coinvolto con noi al momento del matrimonio e ci darà la grazia per superare quel momento: chiedergliela sapendo che ce l'ha concederà, attenderla, accoglierla appena arriva. Penso che degli sposi che restano fedeli nonostante le prove, fanno l'esperienza del ritorno dell'amore: questo viene dalla loro fedeltà, ma soprattutto dal dono che ci fa Dio stesso, lui che ci ha promesso di essere vicino, tra di loro. 'L'uomo non separi ciò che Dio ha unito' non è una minaccia soltanto ma anche l'assicurazione che è Lui che ci ha unito. Ai fidanzati dobbiamo insegnare tante cose ma è fondamentale che sappiano che Dio è con loro e che darà loro la Grazia se sapranno semplicemente tendere le orecchie, stare in ascolto, accoglierla. A volte bisogna attendere il momento del perdono, il momento del flusso del perdono; la grazia del perdono va chiesta nella preghiera. Le coppie così facendo testimoniano l'amore di Dio per l'uomo. Sono coppie beate.
Vi leggiamo una piccola nostra interpretazione delle beatitudini applicata alle coppie: beati voi coniugi poveri in spirito, di tutto ciò che non soddisfa la vostra sete di verità perchè il Signore vi guarda con amore di predilezione. Camminando insieme sotto lo sguardo di Dio non siete più soli e potete gustare ogni giorno la felicità del suo Regno. Siete beati anche quando mille problemi e fatiche vi affliggono e nell'unità vi comunicate i dubbi e li deponete insieme ai piedi del Signore perchè Egli stesso si farà carico dei vostri problemi impegnandosi a dare ad essi la migliore soluzione e a consolarvi. Niente e nessuno potrà riuscire a soffocare la gioia interiore che vi procura l'amore reciproco e anche la benedizione del Signore. Beati voi quando avrete abbandonato il linguaggio prepotente dell'offesa, della rivendicazione dei meriti, del giudizio, della spartizione fredda dei compiti per assumere la veste della mitezza, della tenerezza, del consenso. Beati voi tutte le volte che voltate le spalle alla superficialità, alle chiacchiere, ai pettegolezzi, alla ricerca spasmodica del denaro, della carriera e sentite sorgere in voi potente la fame e la sete delle realtà essenziali e giuste perchè è lo stesso Signore, il Giusto, che vi ha messo quella fame che viene a voi per saziarvi abbondantemente; riceverete il centuplo già da questa terra, il cielo in eredità. Beati voi che avete appreso da Lui l'arte della misericordia perchè avete trovato il segreto della felicità e della freschezza del vostro amore. Beati voi se vi amerete nel rispetto reciproco, se sconfiggerete giorno per giorno l'egoismo divenendo sempre più trasparenti, se sarete l'uno verso l'altro come bimbi capaci di giocare e abbracciarvi con tenerezza e abbandono e se come tali vi consegnerete a Dio, se glorificherete nei vostri corpi il tempio dello Spirito perchè niente e nessuno potrà impedirvi di entrare in contatto con Dio. Beati voi tutte le volte che sarete capaci di portare la pace nella vostra famiglia, nel condominio, fra i parenti, nei luoghi del lavoro, lo potrete fare se grazie al vostro matrimonio sarete diventati degli esperti nell'arte della riconciliazione; sarà manifesto a tutti che siete figli di Dio e i vostri passi saranno sacri. Beati voi quando sarete perseguitati a causa della giustizia perchè io sarò con voi per infondere serenità e forza, a farvi pregustare la dolcezza del Regno; sarete beati anche se vi insulteranno e mentendo diranno male di voi perchè siete contro corrente, perchè avete trovato la vostra perla preziosa e non intendete svenderla perchè date importanza a ciò che vale e non correte dietro ai miraggi. Non lasciate abbattervi perchè quella è la mia stessa strada segnata sì dalla croce ma anche dalla gloria della risurrezione. Rallegratevi perchè il segno che siete riusciti ad incidere, che siete stati sale per quanti ora vi combattono perchè siete della stessa pasta dei miei profeti che brillano come stelle nella scia di luce della storia.