19 novembre 2001

LA MISSIONE DEL SACRAMENTO DEL
MATRIMONIO CRISTIANO

(testo trascritto da registrazione e non rivisto da relatore)

Mons. Renzo Bonetti

Buonasera a tutti e ben ritrovati a questo incontro di approfondimento sulla missione del matrimonio e della famiglia. È un parlare non frequente ma che ugualmente dobbiamo cercare di approfondire. Solitamente sembra che gli sposi siano chiamati a collaborare in qualche modo alla vita della Chiesa con un qualche ruolo laicale e senza mai avere un compito specifico, come può e deve scaturire dal sacramento del matrimonio. Quando Dio ha creato l'uomo e la donna non ha fatto un albero da ombra, ma un albero da frutto, ha collocato la coppia nel giardino che lui aveva creato perchè fosse il senso di quel giardino, di quelle cose create, e il senso di quella storia che Lui andava facendo. L'interpretazione del nostro vissuto è la nuzialità. E proprio nella nuzialità, in quell'esprimersi di uomo-donna in relazione, noi troviamo il senso delle cose che sono attorno a noi e della storia che viviamo. E dietro quel "crescete e moltiplicatevi " non dobbiamo soltanto vedere il fatto di fare figli, ma qualcosa di più grande perchè il primo "crescete" è offerto proprio alla singolarità delle persone che vivono quel progetto. Non si tratta di far crescere i figli ma di far crescere anzitutto i genitori, al punto da dire in se la bellezza di Dio, la superiorità in bellezza di tutte le cose create. Finché il vostro rapporto di coppia non sarà più bello della vostra casa, più dolce e soave dei vostri vini, più accattivante del vostro olio, vuol dire che ancora non siete entrati dentro al progetto di Dio. Voi dovete essere più belli e saporiti di queste cose, più capaci di dare sale di queste cose. Allora si recupera effettivamente la missionarietà iniziale, quella che è scritta dentro la realtà dell'essere uomo e donna.
Ho detto alcune battute per farvi capire che la missionarietà che io vi spiegherò, la ministerialità, il servizio che scaturisce dal sacramento del matrimonio, non è qualcosa che nasce con il sacramento, ma che ha le sue radici già nella creazione, nell'essere maschio e femmina. Voglio darvi una fondazione, una spiegazione e una attualizzazione del significato della missione del sacramento del matrimonio. Il matrimonio è un sacramento fatto per gli altri: non è dato agli sposi, non è fatto per gli sposi, ma è fatto con gli sposi "per". Il motivo ultimo per cui il Signore ha fatto diventare sacramento questa realtà bellissima dell'uomo e della donna che Lui aveva creato, non è santificare solamente gli sposi - già la redenzione li aveva santificati - ma è dare un compito, un dono particolare agli sposi per essere al "servizio di". Quindi è un sacramento fatto "con" gli sposi "per". Che tristezza vedere quanto poco o nulla i corsi di preparazione al matrimonio mettano in risalto questo aspetto: sembra un sacramento finalizzato a chi lo riceve, tagliandoli completamente fuori dalla vita della Chiesa . Mi piace partire con due affermazioni perchè mettono vicini l'uno all'altro l'Ordine e il Matrimonio. Infatti i Vescovi italiani dicono così: "L'Ordine e il Matrimonio significano e attuano una nuova e particolare forma del continuo rinnovarsi dell'alleanza nella storia. L'uno e l'altro specificano la comune e fondamentale vocazione battesimale e hanno una diretta finalità di costruzione e dilatazione del popolo di Dio. Proprio per questo vengono chiamati sacramenti sociali" . Un passaggio successivo lo troviamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica dove si legge: "Due altri sacramenti, l'Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all'edificazione del popolo di Dio" . Cerchiamo di capirci. Innanzitutto Ordine e Matrimonio sono due sacramenti che si fondano sul Battesimo, sulla altissima dignità battesimale. Vuol dire che è il Battesimo il fondamento e il vertice dell'esserci come persona. Qual'è la più alta dignità che possiamo ricevere sulla terra? Essere figlio di Dio! Di più di figlio di Dio non si può diventare. Noi abbiamo invece tutta una serie di modi di guardare la Chiesa, abbiamo fatto una serie di livelli, gerarchie, che rischiano di farci dimenticare questa verità fondamentale. La cosa straordinaria è che noi siamo un popolo di figli di Dio, un popolo di profeti, possiamo dire "Padre nostro", possiamo parlare, noi, a nome di Dio. Tutto nostro perchè tutto è di Dio. Gesù Cristo lo ha costruito così. Un popolo così grande cosa merita? Merita che ci sia qualcuno che per vocazione si mette il grembiule e gli lavi i piedi. Ecco la gerarchia, il servizio, il ministero! Qualsiasi tipo di servizio c'è perchè si è capito così tanto quanto è grande l'essere figlio di Dio, un popolo di figli di Dio, che accetto di fare un servizio. Quando il servizio mette nel mio cuore, mi fa pensare di essere un poco più bravo degli altri, vuol dire che ho perso la testa, che sono meno cristiano degli altri che vado a servire. Gesù, conoscendo che popolo di Dio aveva fatto - lo costruisce con il Battesimo, Cresima, Eucaristia, Riconciliazione, Unzione - ha voluto che ci fossero due presenze istituite dove Lui si sarebbe impersonato per lavare i piedi e per dare servizio a questo popolo. Lui vuole continuare ad essere il Servo di questo popolo. Ha detto: "Io voglio essere presente!" Dove? Nel sacramento dell'Ordine e del Matrimonio per continuare ad essere servo di questa gente. Dice: "Non sono venuto per essere servito ma per servire perchè so cosa ho costruito". Dal Battesimo nascono queste due vocazioni, Ordine e Matrimonio, che hanno in comune la fondamentale vacazione battesimale; si diversificano per il fatto che, nel caso dell'Ordine, il sacramento che attualizza la presenza di Gesù è dato alla singola persona, nel caso del Matrimonio alla relazione che intercorre tra i due. I due sono chiamati ad attualizzare quella relazione d'amore che intercorre tra Cristo e la sua Chiesa. La Grazia del Sacramento del Matrimonio non è data 50 % a lui e 50 % a lei in modo tale che mettendosi insieme hanno il 100 % del sacramento: la Grazia abita nella relazione. Se si vuol far crescere l'azione dello Spirito dentro la vita di coppia bisogna far crescere la relazione. È data una Grazia di relazione che attualizza la relazione tra Cristo e Chiesa. Nel caso del sacerdozio la presenza di Cristo è attivata - memoria, attualizzazione, profezia - nella singola persona; nel Matrimonio nella relazione tra i due. Ambedue partecipano della dimensione nuziale. Entrambi i sacramenti fanno vivere una dimensione nuziale: il presbitero rende presente Cristo Sposo che ama la sua Chiesa - in persona Christi - gli sposi rendono presente la relazione di Cristo con la Chiesa. Ambedue i sacramenti sono finalizzati alla costruzione del Popolo di Dio. Ciò vuol dire che il Signore ha inventato il sacramento del Matrimonio per lo stesso motivo per cui ha inventato il sacerdozio. Il sacerdozio esiste per essere al servizio della gente; il sacramento del Matrimonio esiste per essere al servizio della gente. Sto dicendo verità teologiche consolidate al punto tale che sono magistero normale della Chiesa. Non esiste nella Chiesa un sacramento che sia fatto per gli sposi. Il Matrimonio è una sacramento fatto "per", ha una ministerialità "per" . Il servizio scaturisce dal sacramento del Matrimonio. Non qualcosa che viene dato per benigna concessione del parroco ma è scoprire che dentro il sacramento c'è una missionarietà, che il sacramento è per la missione, per il servizio. Qui, come Chiesa, dovremmo fare un esame di coscienza. Se io chiedessi a voi qual'è il compito specifico dei preti nella Chiesa io credo che nessuno di voi sbaglierebbe. Se io invece vi chiedessi il compito specifico che scaturisce dal sacramento del Matrimonio? Vi do io le risposte: testimoniare l'amore (come preti e suore), lo facciamo insieme (anche una comunità religiosa), noi facciamo i figli (anche chi si sposa civilmente fa i figli). Dov'è la diversità, il ministero specifico? È quello che vorremmo approfondire in poche battute questa sera dopo questa piccola introduzione.
Parto da una citazione della Familiaris Consortio: "la famiglia cristiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo originale e proprio ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere ed agire, in quanto intima comunità di vita e di amore ". Non una missione parallela. Questi due sono chiamati a porsi dentro la Chiesa per far vivere la Chiesa, per apportare un proprio contributo specifico. Cerchiamo di approfondire questo aspetto e vedrete quali orizzonti si aprono. Per sintetizzare bene questo panorama di servizio specifico che gli sposi sono chiamati a dare alla Chiesa e alla società in virtù del proprio sacramento, ci muoviamo su due linee, due parole: a servizio della comunione e a servizio della vita.
Servizio della comunione. La comunione la intendiamo come l'essenza del vivere della Chiesa e della società. Il servizio lo preciso in tre momenti: a) tra loro due; b) nella Chiesa; c) nella società.
a) Servizio della comunione tra loro due: è il primo livello. I due ricevono la Grazia di attualizzare - partecipare - nella loro vita di coppia dell'unità che c'è tra il Verbo di Dio e la carne umana, tra Cristo e la sua Chiesa. Qual'è unità c'è tra il Verbo di Dio e la carne umana? Cristo! Un corpo solo, Cristo sposo. Qual'è unità c'è tra Cristo e la sua Chiesa? Una unità straordinaria, sponsale. Tra me e te si è stabilito un rapporto che non verrà mai meno. Gli sposi partecipano di questa unità nuziale. Come sono chiamati a viverla? Ponendosi innanzitutto a servizio l'uno dell'altro, l'uno ad offrire comunione all'altro, mi faccio vuoto per accogliere la relazione con te. La comunione tra i due va coltivata, va fatta crescere . La comunione è il "tabernacolo" che contiene la presenza di Dio nella vostra vita di coppia. Nella misura in cui cresce la relazione prende corpo l'azione dello Spirito che rende i coniugi capaci di partecipare dell'unità che vive in Dio stesso, che vive Cristo con l'umanità e Cristo con la Chiesa. Questa relazione umana, che ha i suoi alti e bassi, le sue fatiche; tutto quello che fa parte della nostra corporeità serve a far crescere la relazione. Questa comunione ricchissima non è destinata ad essere consumata in casa, è un dono prezioso, è azione di Dio dentro i vostri cuori, frutto della vostra risposta e adesione, va messa a servizio della comunità. Ci sono aspetti della vita della Chiesa che passano solo attraverso il vostro vissuto di sposi. Cerco di spiegarmi. Questa presenza ministeriale nella Chiesa non è ancora stata progettata , la nostra pastorale rischia di non valorizzare questo dono. Partiamo dalle cose più semplici: l'accoglienza. Com'è all'interno della coppia? Quanto vi accogliete? Marito e moglie si accolgono 24 ore al giorno, non quando ne hanno voglia o secondo l'agenda ma fuori da ogni previsione. E hanno deciso di accogliersi per tutta la vita, sempre. La cosa mi entusiasma perchè colgo il motivo per cui il Verbo di Dio ha voluto che ci fosse un sacramento che partecipasse dell'accoglienza che Lui ha avuto per la carne umana. Qual'è il sacramento che attualizza il mistero di questa accoglienza del Verbo di Dio per la carne umana da Lui assunta? Il matrimonio! Voi, nella vostra fatica di accoglienza esprimete questa accoglienza, attualizzate questa accoglienza. Chi è che deve dare il sapore dell'accoglienza nelle nostre comunità parrocchiali? Il prete? Una famiglia come esprimerebbe l'accoglienza? Dalla modalità stessa con cui vengono gestiti i nostri locali si vede l'accoglienza. Tu, sposato, che hai il carisma dell'accoglienza, cosa fai in parrocchia per dare sapore di accoglienza alla tua comunità parrocchiale? Abbiamo la Caritas per tutti gli immigrati; bisogna fare un'istituzione per tutti gli sposati? Se il sale perde il sapore, come si darà il sapore al resto? Pensate ad un altro aspetto che fa funzionare la vita di comunione: la riconciliazione. Quanto e come si vive la riconciliazione in coppia? La riconciliazione diventa il tessuto normale di due persona che si vogliono bene, è il sapore del quotidiano. Chi deve dare il sapore della riconciliazione nella nostra Chiesa? Se uno vuole respirare il perdono dove va? In Chiesa, in un incontro di cristiani. Oggi questo sacramento è così isolato ed estraneo alla vita della Chiesa normale che non è più usato. Chi deve dare il sapore della riconciliazione qui? Il parroco perchè parla bene del sacramento della penitenza? I vicini di casa, il quartiere.
Ancora: la compresenza. Si può sentire la presenza dell'altro anche quando non c'è; anche se uno è assente è più presente del presente. Chi vive la comunione vive questo. Quanto io sento la presenza degli altri? La famiglie nuove che vengono ad abitare nella parrocchia è più facile che incontrino i testimoni di Geova che li aiutano: i cristiani dove sono? A Messa che celebrano la comunione eucaristica. Se io vivo la comunione intensamente, mi rendo conto della persona che passa accanto, delle sofferenze, del nuovo che arriva, perchè vivo la compresenza. Pensate all'attenzione verso le comunioni in difficoltà, alle coppie in difficoltà. Chi si fa vicino a queste persone? Il prete solamente? Voi sapete che prima di dividersi, separazione e divorzio, passano anni di sofferenza, fatica, tensione. Chi è che si fa vicino? Chi è chiamato ad essere missionario delle comunioni in difficoltà? Siete chiamati a tirar fuori la vostra ricchezza laicale. Se voi vivete la comunione intensa conoscete la strada dell'amore. Apri gli occhi e ti rendi conto quando il tuo prossimo cambia faccia, fatti vicino a lui! Verrà il momento in cui, in virtù della comunione che hai stabilito, l'altro si aprirà. A quel punto ti puoi prendere a carico la situazione, dopo si potrà anche andare dal prete. Così come ha fatto il buon samaritano, che ha pagato per lui. Qui ci vuole una riservatezza assoluta, trattandosi della comunione più intima. Se sono cristiano sono capace di gestire queste cose. Io mi sento dire, come Ufficio, che bisogna dare più impulso alla pastorale dei divorziati risposati: mi viene una grande tristezza! A parte che la fabbrica dei fallimenti l'abbiamo in casa, nel senso che facciamo noi questi matrimoni. Perchè prima di occuparci dei separati, dei divorziati - si deve fare qualcosa per loro - non diamo attenzione a queste lunghe ed estenuanti "via crucis" di coppia. So di alcuni sposi separati, abbandonati, che stanno dando la vita a vantaggio di coppie in difficoltà. Ma noi siamo una comunità che ha il deposito dei doni di Dio e non riusciamo a tirar fuori una goccia di questo bene prezioso. Gli sposi vivono l'unità trinitaria, l'amore passionale di Cristo per la Chiesa ma fuori di qui non sanno di niente! È possibile! Se Dio ha fatto un sacramento l'ha fatto "per". Provate a farvi questa domanda: noi due, sia come coppia che come singoli, quante persona abbiamo fatto star meglio con la nostra presenza? Quando hai accanto una persona che vive intensamente la comunione ne senti un beneficio. Sempre a servizio della comunione nella Chiesa, pensiamo al servizio alle nuove comunioni, coloro che si preparano al matrimonio, i fidanzati. Questo non è territorio della parrocchia, questo è patrimonio della comunità. Un nuovo prete in una diocesi è patrimonio della diocesi; un nuovo sacramento del matrimonio - se creduto tale - è un patrimonio di tutti. A chi deve interessare che ci siano matrimoni ben fatti, che ci sia una preparazione seria, profonda? Solo ai parroci? Gli sposi sanno costituire un ideale di vita e di comunione per i futuri sposi? Quanti sposi sentono di adottare una coppia di fidanzati ? Quanto sanno stabilire un rapporto di amicizia con giovani fidanzati perchè hanno a cuore il sacramento del matrimonio? Significherebbe aver capito la ricchezza che ho. Sempre la comunione al servizio della comunione: pensate alla vita parrocchiale. La vita di coppia è vita di comunione destinata a costruire unità, relazioni: quanto come famiglie vi collocate all'interno del vissuto parrocchiale perchè la parrocchia cresca con le coordinate della vita di famiglia per tendere a costruire relazioni, unità? Quanto si sanno esportare le dimensioni essenziali della vita di famiglia dentro la parrocchia perchè si respiri lo spirito di famiglia? Pensate alla complementarietà: nel matrimonio c'è la complementarietà più alta. La corresponsabilità: si giocano tutta la vita. La condivisione, la compartecipazione. Pensate come questo è vissuto al massimo grado: perchè queste non vengono portate dentro il vissuto parrocchiale? Posso arrivare ad avere una comunità ecclesiale come la vuole il Signore, fratelli e sorelle, dove si respira il fatto di avere un unico Padre, senza avere il contributo della coppia, della famiglia? Posso, con la sola figura del prete, avere quella qualità di comunità come l'ha voluta il Signore? Questo va a sollecitare tutta la vostra ricchezza. Notate come in queste cose che vi ho detto, non vi ho chiesto di fare, di svolgere dei ruoli. Vi ho detto che ogni famiglia vive intensamente questa unità che la dov'è, in virtù di questa passione unitiva, diventa capace di essere se stessa, un dono fermentativo, in espansione dentro la vita ecclesiale. Per cui la pastorale della comunione non è fatta per chi ha tempo: noi pensiamo che la pastorale è un'attività della Chiesa gestita da chi ha tempo. Certo che occorre tempo per compiere certi servizi, ma la pastorale rende presente, innanzitutto, con la vostra vita la novità che abbiamo nel cuore, dimensione di comunione.
Abbiamo parlato del servizio della comunione tra gli sposi, del servizio della comunione all'interno della vita ecclesiale.
b) Servizio della comunione all'interno della società. Credo abbiate già capito che le stesse coordinate che abbiamo applicato per la Chiesa sono esportabile nella società. Qual'è il fondamento della società? È la reciprocità, il fatto che noi reciprocamente riconosciamo che c'è un bene per tutti noi che otteniamo solo mettendoci insieme. Ci muoviamo in ordine ad un obiettivo di carattere sociale. Chi è chiamato a far filtrare dentro la vita della società la dimensione della reciprocità? Che il bene mio è anche il bene tuo? Chi è capace di educare al senso sociale, al rispetto delle persone, alla relazione con altre persone? Stiamo vivendo di rendita per una cultura cristiana sana, ma nella misura in cui cresceranno altre forme di vita, di filosofia, non raccoglieremo certo società facilmente gestibili! Chi è chiamato a dare un contributo al vivere sociale? Qui non vi viene chiesto di svolgere un ruolo, quanto di riscoprire che il vostro sacramento è fatto anche per costruire società. Mentre l'Ordine è un sacramento che si esprime nella vita ecclesiale - il prete è chiamato a costruire il corpo dei figli di Dio - il sacramento del matrimonio ha due fronti, uno ecclesiale e uno sociale: è un sacramento fatto per costruire la società in forza del sacramento stesso. Un autentico servizio sociale non va mai in contrasto con la vita di coppia e famiglia, come anche un servizio parrocchiale. Altrimenti vuol dire che non è più autentico servizio. Quando, per vivere il servizio alla parrocchia, trascuro la mia famiglia vuol dire che sono esportatore del nulla. Sono chiamato ad esportare ciò che sono: un vissuto intenso di coppia, mi da la capacità di esportare quello che sono. Per far questo bisogna che voi sposati viviate la coscienza che dentro il vostro sacramento è scritta la parola "servizio", "dono", "per". Più vi mettete al servizio e più siete "per". Il sacramento del Matrimonio è il più laico che c'è: è il sacramento che può portare Cristo dappertutto. Cristo, nel Matrimonio, è vestito da laico, ovunque vai sei sacramento di Cristo che ama, cha parla con tutti, dono, rispetto. Voi siete autotrasportatori costanti e attivi della presenza di Cristo, dentro le vostre vestigia laicali. Se scopriste questa ricchezza! Cristo sta dentro la vostra relazione di coppia! Nel prete Cristo che assolve, in voi non meno Cristo che accoglie, che ascolta. È difficile questo perchè se ne parla poco nei corsi di preparazione al matrimonio. Non si tratta di sacralizzare tutto ma di laicizzare un poco di più. Mostrare che in un battezzato è Cristo che si svela. Il Cristo che voi manifestate è il Cristo nuziale, che vive una passione d'amore, e nel rispetto dei tempi e dei modi va a stabilire contatti, relazioni, che fa dire che Cristo è con me. Capite allora che la pastorale diventa la vita ordinaria dei laici battezzati che sacramentati da un dono particolare, il matrimonio, diventano missionari specifici con la loro stessa vita. Quanto i vescovi italiani scrivono che la famiglia è soggetto pastorale capite quale ricchezza vengono a dirci? Capite che significa quello che dice il Papa: "la famiglia cristiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo originale e proprio ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere ed agire, in quanto intima comunità di vita e di amore ".
Ho descritto il ministero, il servizio della comunione.
c) Servizio alla vita. Innanzitutto i due sono a servizio della vita l'uno dell'altro. Anche qui: a servizio della vita, reciproca, nella Chiesa, nella società.
Cosa vuol dire "a servizio della vita reciproca": vuol dire che per il dono del sacramento del matrimonio, attualizzando questo amore capace di dare la vita di Cristo per noi, sono abilitato ad amare l'altro come Cristo ci ha amati. A servizio della vita di mia moglie e di mio marito. Vi ricordate cosa avete detto: "io prendo te come mio sposo-sposa, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita" . Sapete cosa vuol dire "onorarti"? La parola va presa biblicamente, bisogna prendere il quarto comandamento "onora tuo padre e tua madre": poni in risalto tuo padre e tua madre, poni al centro dell'attenzione, a loro devi obbedienza. La prima paternità e maternità l'avete con vostra moglie e vostro marito. La prima vita da far crescere non è quella dei figli ma è quella di vostra moglie e vostro marito. È più facile far crescere un bimbo che far crescere vostra moglie e vostro marito. Io a servizio della vita di lei o di lui! La sfida è proprio nel far crescere vostra moglie e vostro marito - identità, bellezza, originalità - al meglio di ciò che poteva crescere nella sua identità proprio perchè ha trovato voi. Questo significa una reciprocità intensa che rimanda al progetto di cui abbiamo già parlato. A servizio della vita, dentro il progetto cristiano, non significa solo fare bambini ma è "far crescere" il marito e la moglie. Questi due, crescendo, possano scoprire con intensità la bellezza della loro vita, della loro relazione da accogliere. Le vite che vengono diventano l'icona viva della loro relazione. Ogni figlio è l'icona viva, in atto della relazione tra marito e moglie, la vostra tenerezza fatta carne. Quel figlio è il vostro divenire: una sola carne. Il figlio esige la crescita dei genitori, non ruba qualcosa ai genitori ma fa crescere i genitori nella loro autenticità e nella loro genuinità, nella loro santità, nella unità. Quanta unità occorre per "fare" il corpo di un bambino? Un'unione feconda uomo-donna e nove mesi di gestazione. Quanta unità occorre perchè il corpo di un bambino diventi un uomo? Quanta unità esige? Esige uno slancio di crescita costante, una ricerca di unità! Già sant'Agostino spiegava queste cose ai suoi cristiani quando diceva che quando il corpo di un bimbo nasce viene ricevuto nell'utero formato dalla relazione del papà e della mamma. Allora scopro perchè la nostra paternità e maternità è diversa da chi si sposa solo civilmente: io so che ho gestito un bimbo, figlio di Dio. Mentre porto per nove mesi nel grembo il bimbo, so che è già pensato da Dio prima di essere concepito. Ma allora, pensiamo, noi siamo i tutori, chiamati a dire l'amore di Dio che da sempre ha pensato questa creatura, anche quando capita a caso. Ha scelto noi per dire questo amore appassionato a questo figlio. Siamo qui testimoni dell'amore infinito del Padre. Vogliamo raccontargli che ha un Padre nei cieli che ha un amore stupendo. Se ho vissuto così la gestazione, quando questo bimbo comparirà i genitori saranno lì a copiare questo amore: e Dio è lì ad allargare gli spazi del vostro cuore perchè diventiate grandi come è grande lui. Nel nostro presentare la paternità e maternità scivoliamo nel dire che sono tali "per i miei figli, quelli che ho fatto io". Dio mi ha fatto partecipare a questa paternità e maternità non per i miei ma perchè mi renda conto che tutti sono figli di Dio. E guarderò la Chiesa e la società in modo diverso. Certamente sono chiamato a vivere la responsabilità con i miei figli ma questa mi apre alla paternità e maternità grande, perchè sono papà e mamma a somiglianza di Dio. E dentro la parrocchia di respira questo essere Papà perchè ci sono questi Papà che dicono paternità. E non ho chiesto di andare in Chiesa a fare un'ora di adorazione ma di cavar fuori quello che loro hanno sperimentato e ad usarlo. La famiglia è un talento sepolto! Per questa ricchezza che vivono, come si collocano dentro la vita della Chiesa? Dove c'è vita scatta la responsabilità dei genitori: nella dimensione ricreativa, educativa, alla fede (!). Se voi non insegnate la fede, mi dite cosa fate? Chi di voi ha delegato la parrocchia a comperare le mutandine o le scarpine di vostro figlio? Nessuno di voi! E come potete dire che deve essere la parrocchia a fare l'anima dei vostri figli! Voi fate il corpo e gli altri l'anima? Se fate l'anima diventate più papà e mamma: per fare l'anima di un figlio bisogna cavarla fuori, più del latte. Se no i figli rischiano di respirare che la cosa più importante sono i soldi e dopo c'è anche Dio. Se voi non date l'anima priverete i vostri figli della realtà più bella. Abituerete i vostri figli alla gratuità, ad andare a trovare il vecchietto, l'handicappato. Quando si fidanzerà ricorderà di aver imparato ad amare così. Perchè l'amore è dare senza aspettare risposta: quando ti sorprende la risposta ti accorgi che è frutto di vero amore. Quando l'hai comperata è meno bella e non vera.
Si capisce anche il servizio alla società, ma qui mi fermo.



Interventi
· Domanda: All'interno della parrocchia ci sono sempre molte esigenze e molte richieste su tutti i fronti; per una coppie giovane e impegnata a volte si fa fatica a trovare un equilibrio. Come partire con equilibrio in queste cose?
· Mons. Bonetti: La risposta è breve e lunga. Nel 2050, quando faremo i corsi di preparazione al matrimonio dovranno essere corsi di iniziazione alla missionarietà di coppia. Dove si va a preparare la capacità di coniugare insieme un vivere di coppia e un servizio. Anche contemplando il fatto che ci possono essere certi servizi solo per lui o per lei. Possono andare insieme anche quando è uno solo. San Giovani Crisostomo spiega come si fa ad andare all'Eucaristia quando va uno solo: pensando di essere in due. Essere "uno solo" deve essere espressione e frutto di unità. La contraddizione si ha nei casi di servizi solitari, estranei al vissuto concreto di coppia. Si tratta di inventare modi nuovi di esser in parrocchia: a noi preti, voi sposati andate bene "single", non interessa il vostro ministero specifico, interessa che ci diate una mano! Qui sbagliamo noi. Nella misura in cui avremo comunità capaci di chiedere il servizio del ministero specifico vostro andremo a facilitare quei servizi dove si chiede tempo. Questo avverrà se ci saranno parecchie coppie di sposi che partecipano alla progettazione della vita pastorale. Bisogna pensare alla parrocchia come famiglia (orari delle Messe, apertura delle chiese, gestione di un campo scuola, come gestire una casa). È un sistema diverso di pensare. Oggi il 90 % del tempo del prete è occupato da ciò che non è proprio del prete, con tutto il rispetto per ciò: siamo dentro una storia che ci ha portati fin qua.

· Domanda: nel ringraziarla volevo dire che mi sembra che i punti che ci ha elencato sul come far funzionare la comunione, all'inizio di una vita di coppia possano funzionare; per la mia esperienza direi che si arriva dopo tanti anni di matrimonio al punto che non li pensi più, li ho ripensati questa sera, perchè diventano la tua vita e ne sei meno cosciente. Riscopro che quel poco che siamo riusciti a crescere è dovuta anche alla diversità perchè si bilanciano le caratteristiche.
· Mons. Bonetti: credo anch'io che certe cose poi passino. S. Paolo diceva a Timoteo: "ravviva la grazia che è in te" e così per voi sposi. Si rischia di entrare dentro la vita essere rotaie senza più vagone sopra, senza ricchezza. In questo senso credo vada riscoperta l'amicizia tra coppie per tenere vive queste grazie, far circolare esperienze positive che si fanno. Non credo che nell'attuale contesto in cui si vanno distinguendo cristiani che vivono solo un'appartenenza culturale da coloro che cercano di seguire il Signore, questi ultimi sono costretti ormai a mettersi insieme. Un buona iniziativa è proprio questa.

· Domanda: io penso che tutto nasce dalla comunione. Qualche volta mi è capitato di vedere che nella coppia c'è la tendenza a sfuggire i problemi, anche facendo tanti servizi in parrocchia. Così la comunione fra i due viene a mancare. Se c'è la comunione, considerare l'altro superiore a se, accertarsi nella diversità, allora c'è qualcosa che trabocca. Il servizio nasce da una pienezza che ha la coppia.
· Mons. Bonetti: c'è questo rischio di fuggire dalla vita di coppia. Perchè il Signore ha fatto giungere ai vostri orecchi un ideale di santità? Il Signore vuole ravvivare il sacramento della coppia che è in voi e ricordarvi che ognuno di voi è chiamato a un dono alto, ad una santità, ad un progetto grande. Approfittate: vedo che avete un ricco calendario di incontri, sfruttatelo bene, ma non per dire che sappiamo tutto, ma per dire "abbiamo sentito il profumo dell'antipasto". Sta a voi personalizzare i contenuti dicendo "voglio prendere in mano la mia vita di coppia". La vita di coppia è il luogo dove voi vi siete giocati la vita, l'investimento totale l'avete fatto con vostra mogli e vostro marito! Allora val la pena seguire questo investimento.

· Domanda: volevo ringraziarla per quanto diceva sul fatto che dobbiamo aiutarci a crescere a vicenda. Aiutare l'altro a crescere sul disegno che Dio ha per lui. Più cresce il desiderio di Dio e più cresce il desiderio che l'altro cresca. Siamo sposati da 42 anni; ripensavo ai primi anni di matrimonio anche quando lui non c'era perchè impegnato con un gruppo di scout e non mi sentivo abbandonata ma che ero con lui. Avvertivo la gioia per partecipazione.

· Mons. Bonetti: prendo lo spunto per dire che c'è un passaggio. Io lo esprimerei così: anche la scelta di Dio può essere fatta da tutti e due insieme. Abbiamo dei riti di celebrazione del matrimonio - soprattutto nel Medioevo - che esprimono questo: scelta radicale di vita, di servizio. Il rito si esprimeva così nel rito del segno della "velatio": il velo era di entrambi, sui due sposi veniva steso un velo per indicare che i due sceglievano di avere un unico Sposo, il Signore. A tal punto che il vangelo più usato per il rito del matrimonio in questo periodo storico era quello che parla del rito degli eunuchi , di quelli che rinunciano alla vita di coppia per il Regno dei cieli. Perchè? Perchè i due erano la sposa di Cristo; vuol dire che erano due-uno solo che avevano rinunciato ad altri dei per scegliere solo il Signore. Eunuchi insieme, vuol dire sposi, per il Regno, per Cristo. Questo convalidato da un altro fatto, che l'anello era unico che portavano lui o lei; insieme erano sposi di Cristo. Noi siamo lontanucci da questa verità. Anche tutte le orazioni usate erano pronunciate al singolare, "manda il tuo Spirito su questa tua sposa". La sposa del Signore erano tutti e due perchè uniti da un vincolo nuziale al Signore. Quanto si è attenuato il discorso della fede allora la preghiera si è intesa come riferita alla sposa e allora si è aggiunta una preghiera sullo sposo.