Vorrei ricordare con dolcezza ogni momento,
rendendomi conto che la meraviglia che cresce dentro di me è un'occasione unica nella vita
di aiutare Dio in un miracolo.

 

 

 

 

 

ARRIVOOOOOO!!!!!

 

Ma come ha inizio la mia storia? Da quando mi chiamavano embrione e cioè da un quasi-niente o più precisamente da una cellula che conteneva le informazioni genetiche prevenienti da mamma e papà. Una cellula che poi si è sdoppiata in due e via via sempre di più in un processo incredibile di moltiplicazione, seguendo un percorso che mi è sembrato un po' magico. Perché i vari gruppi di cellule, grazie ad un loro misterioso sistema d'informazione le une con le altre, si sono suddivise vari compiti andando alcune a formare il muscolo cardiaco, altre il sistema nervoso, ecc. E nel far questo si sono mosse in modo preciso, ognuna a perfetta conoscenza del proprio destino. Questa mia permanenza dentro l'utero della mamma ha richiesto naturalmente una casa, un ambiente chiuso e protetto e anche qui ci hanno pensato altre cellule a procurarmelo.

Man mano che i giorni passavano il mio programma di partenza doveva fare i conti con una molteplicità di modifiche e adattamenti che mi provenivano dal mio serbatoio per la sopravvivenza, cioè la mamma. Il mio lavoro di sviluppo era infatti nelle sue mani; o meglio nel suo stile di vita; cosa mangia, cosa beve, se fuma; come e quanto si muove, quanto dorme, ecc.

Non so esattamente perché, ma la mia preoccupazione maggiore è proprio il cervello. Forse perché c'è in me un'intuizione (anche questa magica) che mi fa consapevole che il cervello è la mia arma segreta nell'appartenenza alla specie umana.

Per svilupparsi il mio cervello necessita di sangue fortemente ossigenato che mi giunge sempre dalla mamma, veicolato dalla placenta. La quantità di ossigeno che mi è necessaria per sviluppare gli organi del tronco e gli arti è decisamente inferiore a quella necessaria per lo sviluppo del cervello; ecco la mia preoccupazione di pompare per lui, il sangue migliore.

Se ad esempio mia mamma fuma troppo, beve troppi alcolici o peggio ancora si droga - e mi mette nei guai anche sistema nervoso e polmoni - mi arriva meno ossigeno nel sangue. Unica mia risorsa in questo caso è mettere in azione dei meccanismi regolatori per mantenere, se non aumentare, quanto è necessario al cervello, riducendo la quota destinata ad altri organi; a scapito naturalmente anche della mia crescita corporea. Insomma scelgo di rallentare lo sviluppo di tutto il mio corpo per salvaguardare quello del mio cervello (il mio chiodo fisso) e del mio sistema nervoso. E' una prerogativa che forse risulta anche dall'ecografia. Non sono ne bello ne proporzionato, con quella testa grossa. Ma quanto mi preme questa testa!

Oggi invece la mia vita intrauterina è una bellissima avventura da raccontare. E' un fatto assodato che la mia costruzione si sta compiendo tutta nei nove mesi di vita fetale; dopo la nascita ci sarà il perfezionamento e, naturalmente, lo sviluppo delle funzioni dei vari organi costruiti nel grembo materno.

La mente di ognuno costituisce una struttura a sé con un risultato irripetibile da individuo a individuo. So di aver fatto in questi mesi dei miracoli di crescita e sviluppo. Il mio cervello soprattutto sta immagazzinando informazioni che mi giungono alcune in codice dal mio sistema nervoso ma anche (e sono le più interessanti anche per la mia vita dopo) quelle che mi giungono dal mondo che mi circonda, filtrato dalla mamma e con il quale ho instaurato una serie di scambi e sto facendo continue esperienze.

Una delle cose che riesco a fare meglio è ascoltare perché in quanto a vedere non ho grandi possibilità. La penombra che mi circonda è rassicurante, a volte viene percorsa da lampi di luce. In quanto al tatto, un passatempo è toccare - anche se con risultati modesti - le pareti che mi circondano e che ormai mi sono proprio addosso: evoluzioni e capriole sono diventate pressoché impossibili. A volte non mi limito a toccare ma ci incollo anche la bocca. E' un tentativo di assaggio. Ma l'esperienza che ripeto volentieri è quella del pollice in bocca e faccio anche un movimento ritmato con le labbra come se mi stessi allenando a succhiare.

Ho detto che so ascoltare note musicali, ma adoro soprattutto le voci; con quella della mamma che mi giunge in continuazione, praticamente convivo. E infatti la riconoscerò fra tutte dopo la nascita.

Mi colpisce sempre quella del papà. Lui oltre a stuzzicarmi per farmi giocare con colpetti sul ventre della mamma, ai quali rispondo come posso con un pugno o con un piede, mi ripete con voce bassa sempre le stesse parole e dopo la nascita lo riconoscerò subito proprio per questo.

 

 

D.ssa Marisa Farinet
Vice direttrice della rivista "Nascere"
Prof. Ferruccio Miraglia
Direttore della rivista "Nascere" e presidente della S.I.P.P.O.