LE PAURE IN GRAVIDANZA

Si intende per "paura" una reazione emotiva caratterizzata da uno stato di allerta nei confronti di una situazione di rischio; come tale è un meccanismo fisiologico e importante in quanto consente di mettere in atto delle contromisure o di prendere delle precauzioni di fronte al pericolo.

In gravidanza i rischi non mancano, ed è quindi giusto che la donna "tema" questi pericoli e metta in atto le iniziative di controllo e di diagnosi atte a verificare la normalità della evoluzione gravidica.

Diventa anomala quando assume dimensioni paralizzanti, quando è immotivata, quando si traduce in vere crisi di panico. Inoltre, dato che rappresenta un meccanismo radicato geneticamente nel nostro cervello, in gravidanza può essere l'espressione di un retaggio ancestrale di periodi remoti in cui una gravidanza poteva comportare con facilità la morte della gestante.

Trattandosi di un meccanismo di tipo emotivo è difficilmente controllabile con la ragione, ma prenderne coscienza è in ogni caso utile per la gestante che impara così a conoscere meglio le proprie reazioni ed a recuperare quell'ancora di salvezza che viene definita "il senso della realtà".

- Paura di essere incinta: è molto comune che anche la donna motivata e che ha desiderato la gravidanza, di fronte ad un ritardo mestruale sia spaventata da ciò che la attende; se è la prima esperienza, in quanto è un avventurarsi nell'ignoto; se si ratta di gravidanze successive in quanto riaffiorano ricordi negativi della precedente gestazione o paure legate all'incognita di questo nuovo arrivo, che inevitabilmente verrà a terremotare la serenità acquisita dopo l'arrivo del primo bebè. Per fortuna la gravidanza dura nove mesi e c'è tutto il tempo di abituarsi all'idea che si sta generando un figlio. Inoltre si possono escogitare piccoli trucchetti per abituarsi all'idea, come iniziare a compilare un piccolo diario sull'andamento della gravidanza, come quello che vi suggeriamo da stampare e completare, o magari fare un piccolo acquisto di un capo di abbigliamento pré-maman.

- Paura di non essere incinta: quando la gestazione è molto desiderata la delusione è grande quando arriva la mestruazione; ma bisogna essere consapevoli che le probabilità di gravidanza, anche nella donna più sana, sono assai modeste, e si riducono a pochi giorni o poche ore al mese.

- Paura che la gravidanza si sia interrotta: si verifica frequentemente fino alla 18a-22a settimana di gravidanza, quando l'impossibilità di avvertire i movimenti fetali non consente alla donna di verificare in maniera autonoma la vitalità embrionale. In questi casi una verifica ecografica tranquillizza la donna, anche se il vedere l'embrione "al di fuori di sé", sul monitor dell'ecografo, non contribuisce al "sentirsi gravida".

- Paura di malformazioni fetali: è perfettamente comprensibile e l'unico modo per attenuarla è quello di seguire tutti i controlli prescritti dal proprio ginecologo, anche se è necessario comprendere che nessuna metodica è sicura al cento per cento e la medicina non è una scienza esatta, ma la fede sì. Oltra a quanto detto sopra, infatti il migliore antidoto contro questa paura, è la preghiera. Il sapere che questo bimbo è prima di tutto figlio di Dio, e che Lui per primo, come Padre, sa qual'è la cosa migliore per lui e per noi.

- Paura di danneggiare il feto con i rapporti: riguarda prevalentemente il partner maschile, ma spesso anche la donna, che per questo motivo si priva del piacere di una normale vita sessuale in gravidanza; nella maggior parte dei casi è una paura immotivata in quanto il feto è ben protetto all'interno dell'utero e non c'è possibilità di un contatto diretto; sarà il proprio ginecologo, in caso di minacce d'aborto o di parto prematuro, a sconsigliare i rapporti, mentre in tutti gli altri casi è giusto avere una normale vita sessuale.

- Paura del dolore: è forse uno dei timori più frequenti e più difficili da tenere sotto controllo; in realtà molte donne si meravigliano, dopo il parto, di quanto siano state "brave" a tollerare le contrazioni uterine; giocano un ruolo fondamentale le storie terrificanti raccontate da altre donne e un certo retroterra culturale: "partorirai con dolore" è un retaggio difficile da sradicare, sopratutto quando si crede che il dolore sia il cemento che consolida il rapporto fra madre e figlio. Anche se attualmente il diffondersi delle metodiche di analgesia nel parto ha ridotto questo diffuso timore di grande sofferenza, può rimanere nelle donne il che hanno partorito in peridurale il senso di colpa di aver evitato un dolore "necessario". Sicuramente non è così, e i problemi legati alla peridurale sono altri. Il dolore è una sensazione amplificata o attenuata da molte componenti psicologiche e comunque, laddove si decida di partorire in analgesia, la sua riduzione non modifica la possibilità di instaurare un buon rapporto con il figlio.

- Paura di non farcela a partorire: per quanto riguarda questo diffuso timore, c'è una grossa relazione con il proprio livello di autostima; bisogna credere nelle proprie possibilità che spesso sono assai superiori alle aspettative. E soprattutto non perdere di vista che la paura dell'ignoto è di gran lunga peggiore della raltà stessa.

- Paura del distacco dal bambino: anche se apparentemente meno frequente, è questo un timore sempre presente, in maniera profonda, nella donna che sta per partorire. La simbiosi che dura nove mesi, fra madre e bambino, viene bruscamente interrotta con il parto, e lo "strappo" che ne deriva lascia spesso tracce significative, sia nella gestante che nel neonato. Si riesce ad attenuare con l'instaurarsi un "rapporto primario" adeguato, che in molti momenti, come quello dell'allattamento, ricuce la separazione e ricostituisce transitoriamente la simbiosi fra i due