LA GRANDE VEGLIA
DAI "SERMONI"DI SANTAGOSTINO, VESCOVO (Serm. 221, 1)
È questa la nostra grande veglia!
Siccome il Signore nostro Gesù Cristo ha reso glorioso con la sua risurrezione
il giorno che aveva reso luttuoso con la morte, noi, rievocando i due momenti
in un'unica commemorazione solenne, vegliamo ricordando la sua morte, esultiamo
aspettando la sua risurrezione. Questa è la nostra festa annuale, questa
è la nostra Pasqua, non più figurata nell'uccisione dell'agnello,
come per il popolo antico, ma portata a compimento per il popolo nuovo nell'immolazione
del Salvatore, perché Cristo nostra Pasqua, è stato immolato (1
Cor 5, 7), e le cose vecchie son passate ed ora ne sono nate delle nuove (2
Cor 5, 17). È se piangiamo è per il peso dei nostri peccati, e
se esultiamo, è perché giustificati dalla sua grazia, perché
egli è stato messo a morte per i nostri peccati, ed è stato risuscitato
per la nostra giustificazione (Rm 4, 25). Per quelli piangiamo, di questo ci
rallegriamo, e sempre siamo nella gioia. Quanto per causa nostra e a nostro
vantaggio è stato compiuto di triste o anticipato di lieto, non lo lasciamo
passare con ingrata dimenticanza, ma lo celebriamo con riconoscente memoria.
Vegliamo dunque, carissimi, perché la sepoltura di Cristo si è
protratta fino a questa notte, cosicché proprio in, questa notte è
avvenuta la risurrezione di quella sua carne che allora fu oltraggiata sul legno,
adesso è adorata in cielo e sulla terra. Naturalmente questa notte si
considera come facente parte del giorno di domani, che per noi è il giorno
del Signore. Ed era opportuno che risorgesse di notte, perché con Ia
sua risurrezione ha rischiarato le nostre tenebre; non per nulla già
poco tempo prima si cantava a lui: Illuminerai la mia lampada, Signore; mio
Dio, illuminerai le mie tenebre (Sal 17, 29). Così la nostra stessa pietà
mette in risalto questo mistero così grande; come la nostra fede, rafforzata
dalla sua risurrezione, è già sull'attenti, così anche
questa notte, già così piena di luci, sia ancor più luminosa
per il nostro vegliare, in modo che noi, insieme a tutta la Chiesa diffusa per
il mondo intero, possiamo badare in modo giusto a non esser trovati nella notte.
Per tanti e tanti popoli, che dovunque questa fulgida solennità ha radunato
insieme nel nome di Cristo, il sole è già tramontato, ma il fulgore
non se n'è andato, perché a un cielo pieno di luce ha fatto seguito
una terra ugualmente piena di luce.
IN BREVE...
Umilmente vegliamo, umilmente preghiamo, con piissima fede, con saldissima speranza,
con ferventissima carità, pensando quanto la nostra glorificazione risplenderà
come giorno, se già la nostra umiliazione cambia la notte in giorno.
(Serm. 223/I, 1)